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Nonna Roma

Diritto alla residenza oltre ogni confine: la mobilitazione continua

Il 19 dicembre è una data importante nella vita di molte persone e per la città di Roma nel suo complesso. Finalmente è operativa la deroga all’articolo 5 del decreto Renzi Lupi, che dal 2014 impedisce l’esercizio del diritto alla residenza per chi vive in immobili occupati. Alla fine di un lungo percorso amministrativo – iniziato con la mozione approvata in consiglio comunale il 7 giugno, proseguito con l’emanazione della direttiva n. 1/2022 a firma del sindaco Gualtieri il 4 novembre e concluso con la pubblicazione della circolare del 14 dicembre – sarà possibile presentare la dichiarazione anagrafica presso gli sportelli comunali e tramite PEC.

L’ultimo atto di questa vicenda – la diffusione della circolare che dà disposizioni operative agli uffici anagrafici – è ricco di ambivalenze. Rende fattuale la deroga – ed è un’ottima notizia per moltissime persone in linea con i requisiti predisposti – ma restringe il suo ambito di applicazione, escludendo dalla residenza – e dai molteplici diritti a essa collegati – chi ha ricevuto condanne per uno dei reati contenuti in una lunga lista. Inoltre, mentre secondo il diritto penale il principio di presunzione d’innocenza opera fino alla condanna definitiva, cioè confermata in terzo grado di giudizio, la circolare fa riferimento alle condanne confermate soltanto in secondo grado.

Al di là di ogni giudizio etico e politico sui reati ricompresi – tra loro di natura e proporzioni molto differenti – è da rifiutare l’idea per la quale l’esclusione dalla residenza possa essere utilizzata per finalità punitive. Al contrario, coerentemente con l’articolo 43 del codice civile, la residenza è la semplice presa d’atto del luogo dove la persone dimora abitualmente.

Il contenuto della circolare è il prodotto di un percorso di mediazione non breve tra amministrazione comunale, prefettura, questura, e dal suo contenuto emerge con chiarezza quali profili siano stati inseriti per rispondere alle richieste e alle prospettive delle autorità di polizia e dei rappresentanti del governo. È perlomeno singolare che una circolare amministrativa che amplia la possibilità di iscrizione anagrafica – che risponde all’esigenza dell’amministrazione comunale di dare attuazione alle previsioni normative ricomprendendo nei suoi registri la maggior parte possibile della popolazione presente sul territorio al fine di calibrare le politiche e le risorse – subisca una parziale torsione in ragione di logiche securitarie. È piuttosto discutibile, inoltre, che a decidere sui contenuti di una circolare in materia di anagrafe sia chiamata un’istituzione come la questura, del tutto estranea alla logica e all’architettura del sistema anagrafico, rigidamente disciplinato da specifiche norme che attribuiscono un ruolo attivo a diversi attori istituzionali – i comuni, le prefetture e al’Istituto nazionale di statistica (ISTAT) – ma non agli uffici del dipartimento della pubblica sicurezza.

In ogni caso, il 19 segna uno spartiacque. Molte persone escluse dalla residenza per via dell’articolo 5 hanno conquistato – con le loro mobilitazioni – il diritto di iscrizione anagrafica: si tratta di un punto di partenza e non di arrivo. A partire da oggi sarà necessario monitorare – in maniera capillare – in che termini la circolare sarà applicata. Sarebbe intollerabile che le persone escluse per otto lunghi anni siano sottoposte a ritardi, tentennamenti, incongruenze.

È indispensabile proseguire con il percorso costruito e sviluppato da un’ampia rete di movimenti, organizzazioni, ricercatori e ricercatrici. La strada per superare ogni forma di esclusione determinata dal mancato accesso alla residenza è ancora lunga. In relazione all’articolo 5 del decreto Renzi Lupi, l’avvio della sua deroga non rende meno urgente la cancellazione della norma. È una prospettiva necessaria sia per stabilizzare il diritto conquistato da chi è in linea con il contenuto della circolare – in modo che non ci siano rischi al mutare della condizione soggettiva e/o con l’arrivo di nuove amministrazioni nei prossimi anni – sia per tutelare chi è al di fuori dello schema definito dalla circolare.

In aggiunta, sono da ripensare molte altre procedure anagrafiche. Si pensi a quelle predisposte per le persone senza fissa dimora – sottoposte a prassi respingenti e al di fuori della legge – e all’esclusione sistematica e illegittima delle persone che, pur non essendo occupanti, non hanno un titolo per l’immobile in cui abitano, ad es. perché il proprietario non ha predisposto un regolare contratto di locazione.

La strada tracciata dalle persone che vivono in stabili occupati, dai movimenti, dalle persone e dalle organizzazioni che li sostengono è chiara. Con l’individuazioni di obiettivi condivisi – anche di ampia portata – e con la costante mobilitazione può essere invertita la tendenza anche rispetto a forme di esclusione che appaiono cronicizzate.

Organizzazione e persone firmatarie

A Buon Diritto Onlus
ActionAid Italia
ASGI Lazio
Avvocato di Strada ODV – sportello di Roma
Consiglio Italiano per i Rifugiati onlus
Enrico Gargiulo (Università di Bologna)
Medici Senza Frontiere Italia
Movimento per il diritto all’abitare – Roma
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