Quasi 11 milioni di persone a rischio povertà in Italia
Secondo uno studio di Unimprese sono quasi 11 milioni gli italiani a rischio povertà, di cui 4 milioni disoccupati e 7 milioni gli occupati ma in situazioni instabili o economicamente deboli.
Anche questo studio conferma che il numero degli italiani che non ce la fa quindi, in piena emergenza Covid, è assai vasta e in crescita. Questi numeri evidenziano la presenza di un altro fenomeno: quello di milioni di persone che non riescono a vivere del proprio lavoro per via di salari troppo bassi o per l’esasperante condizione di precarietà dei rapporti di lavoro. Nel 2021, come prevedibile, sono tornati a crescere gli occupati, dopo il blocco causato dal lockdown e dalle prime misure sulla pandemia. Ma non c’è nulla di cui esultare: oltre l’80% delle nuove attivazioni ha riguardato rapporti di lavoro precari e quindi di lavoro povero.
In questo quadro drammatico nulla è stato fatto, anche nell’ultima legge di bilancio, per combattere le disuguaglianze e sostenere i ceti più deboli. Ad esempio la riforma fiscale del Governo Draghi premia i ricchi e non aiuta la fetta di popolazione più povera, tutte le persone con redditi più bassi e che intercettiamo nel nostro lavoro quotidiano. Basti pensare che, come illustrava Landini, segretario della Cgil, qualche settimana fa, “una commessa di un supermercato […] avrà un riconoscimento fiscale di poco superiore ai 100 euro annui, mentre chi prende tre volte il suo reddito ne riceverà oltre 600”. Nessun intervento è previsto per limitare la diffusione di contratti precari, per sostenere il diritto alla casa (in un paese che dal 1 gennaio vede l’assoluto sblocco degli sfratti) e per rafforzare seriamente quelle misure di welfare a sostegno dei più poveri come il Reddito di Cittadinanza.
Servono interventi coraggiosi e audaci che rimettano al centro da subito le persone e la loro dignità.