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DE CORE 2022 – Reddito di Cittadinanza

DE CORE – Democrazia Comunità Resistenze

Il Reddito di Cittadinanza: perché difenderlo, come migliorarlo

De.Co.Re. arriva alla sua seconda edizione. Dopo la prima Summer School, Nonna Roma torna in versione invernale per parlare di Reddito di Cittadinanza. Perché parlare di Reddito di Cittadinanza?
Lo strumento è sotto forte attacco da parte dell’attuale Governo che ne prospetta l’abolizione nel 2024 e nell’immediato una riforma che ridurrà il numero delle persone beneficiarie.

Il Governo vuole eliminare una misura che si è rivelata indispensabile per il supporto economico alle persone in condizione di povertà. Una misura che invece andrebbe difesa e riformata per renderla maggiormente inclusiva: nel suo attuale disegno il Reddito di Cittadinanza esclude il 56% dei nuclei familiari poveri in Italia.

Il tema del Reddito di Cittadinanza ci pone davanti anche alla questione del lavoro: sono molti coloro che, pur avendo un lavoro, si trovano a rischio di povertà a causa del livello troppo basso del salario e della precarietà. Tra questi molti percepiscono il RdC.

Nella nostra School ragioneremo quindi su quali siano le misure di sostegno al reddito e indagheremo le loro finalità: il contrasto alla povertà e all’esclusione sociale – considerando le questioni di genere – ed inoltre il sostegno alle donne che intraprendono percorsi di fuoriuscita da relazioni violente. Spiegheremo perché è necessario difendere il RdC e discuteremo su come lo strumento possa essere riformato per renderlo maggiormente efficace ed inclusivo e sulla necessaria integrazione della battaglia sul Reddito di Cittadinanza con l’introduzione di un salario minimo legale.

Anche quest’anno lo faremo De Core. Ti aspettiamo.

Per partecipare è necessaria l’iscrizione al seguente form.

Il Reddito di Cittandinanza

Cos’è?

Il reddito di cittadinanza è una misura di contrasto alla povertà che nel 2020 è valsa 8 miliardi di euro ed è pertanto uno tra i più importanti interventi dello Stato in favore delle classi meno abbienti.

I requisiti

Il Reddito di cittadinanza è compatibile con la NASPI e per accedervi è necessario:
• non superare delle soglie ISEE;
• possesso del permesso di soggiorno per i cittadini di paesi terzi e residenza in Italia da almeno dieci anni; i requisiti sulla residenza scendono a due anni per i cittadini italiani;
• per numerosi reati penali, non aver ricevuto condanne negli ultimi 10 anni né essere oggetto di misure cautelari.

Come funziona

Il RdC è un sussidio mensile che dura 18 mesi, il cui importo dipende dal numero dei componenti della famiglia, tradotto in una scala di equivalenza. Esso copre l’affitto con un contributo fisso.
Alla scadenza si potrà presentare una nuova domanda soltanto trascorsi 30 giorni.
Per i percettori sono possibili due percorsi alternativi:
• un percorso di inclusione sociale, anche partecipando ai PUC (progetti di utilità collettiva) proposti dagli enti territoriali;
• l’accesso alle politiche attive del lavoro, tramite il centro per l’impiego.
Nel secondo caso il percettore può rifiutare solo un’offerta di lavoro definita “congrua” mentre deve accettare la seconda, pena la perdita del beneficio.

Il percorso di attivazione ed inclusione lavorativa

La definizione di “occupabile” è complessa. Nel 2021 il 46,6% dei beneficiari è stato indirizzato ai Centri per l’impiego, la maggior parte dei beneficiari non è “occupabile” nel breve-medio periodo. Le cause possono essere varie: età, condizioni di salute, carichi familiari etc. Fra gli “occupabili” il 21%, non ha mai avuto un’occupazione. I beneficiari tenuti alla stipula del Patto per il lavoro sono poco scolarizzati (72% ha la licenza media) e in maggioranza donne (il 52%). Questa categoria ha maggiore difficoltà nel trovare lavoro: 23,2% di donne contro 37,9% di uomini.

I beneficiari inviati ai servizi per il lavoro sono persone deboli dal punto di vista lavorativo e in difficoltà economiche. A questo si aggiungono le lacune delle politiche attive: nel 2020 solo il 31% dei beneficiari è stato convocato per la sottoscrizione del patto di lavoro, le offerte formative sono rare e l’arco temporale di 18 mesi non consente una programmazione.
Molti beneficiari (circa il 40%) lavorano o trovano lavoro mentre percepiscono il reddito ma rientrano tra i lavoratori poveri. Secondo i dati Ocse 2022, tra il 1991 e il 2021 il livello medio degli stipendi in Italia è cresciuto dello 0,36 per cento, in Germania e Francia del 33.
Le paghe basse e l’erosione del potere d’acquisto dovuto all’inflazione creano un esercito di persone che pur avendo un lavoro restano sotto la soglia di povertà

Il sostegno al reddito

Ad oggi gli studi confermano che il reddito di cittadinanza è stato fondamentale per la sopravvivenza di molte famiglie. Questa misura ha protetto una rilevante fascia della popolazione dalle conseguenze economiche della pandemia e permette al 57% dei percettori, di superare la soglia di povertà. Nonostante questo: il 56% dei nuclei in situazione di difficoltà economica sono molte le persone escluse dal beneficio. I dati ci dicono che le famiglie escluse tendono più di frequente: a risiedere nel Nord Italia, ad avere minori, ad avere un richiedente straniero (attualmente sono escluse dalla possibilità di richiedere il RdC 4 famiglie straniere su 10), a superare di poco le soglie patrimoniali previste; Inoltre i percettori che lavorano sono penalizzati dalla normativa attuale: in presenza di un incremento di reddito da lavoro si ha una riduzione del beneficio.

La Legge di Bilancio del Governo Meloni

La legge finanziaria colpisce duramente i nuclei familiari in condizione di povertà. Il finanziamento del RdC è ridotto di 743 milioni di euro per il 2023, mentre la misura è abrogata nel 2024. Nel 2023 i percettori godranno del beneficio per soli 8 mesi, salvo il caso in cui siano presenti minori o disabilità in famiglia. I componenti occupabili di ciascun nucleo familiare dovranno accettare la prima offerta di lavoro congrua pena la perdita del beneficio. Lo stesso testo, inoltre, definanzia i fondi per i contributi agli affitti e per le morosità incolpevoli. Le risorse di welfare della nuova manovra sono assorbite dal potenziamento dell’assegno unico per le coppie con figli.
Il Governo ha avviato una vera e propria guerra contro le persone più povere, in un modello sfrenatamente neoliberista e familista, che risparmia sul welfare per finanziare la detassazione a imprese e partite IVA, al contempo investendo le poche misure in ambito sociale su uno specifico modello di famiglia.
Con questa tre giorni ci proponiamo di analizzare il reddito a partire dall’esperienza e dando voce a chi lo conosce, al di fuori delle strumentalizzazioni in cui si schiaccia il dibattito pubblico oggi nel nostro Paese. Vogliamo approfondire i risultati ma anche i limiti di questa misura e di arrivare assieme a rispondere a queste domande:
Come si può rendere il reddito di cittadinanza una misura più inclusiva?
La nuova legge di bilancio rende ancora più pesanti i doveri dei percettori di reddito. Noi invece che configurazione di reddito immaginiamo?
Qual è il ruolo del reddito nella prevenzione alla violenza di genere e che caratteristiche deve avere?
Quali sono gli effetti del reddito di cittadinanza nel contrasto al lavoro povero? E l’introduzione di un salario minimo legale che impatto potrebbe avere su questo fenomeno?

Dopo aver individuato l’impatto e le possibilità di riforma dello strumento, che fare a fronte dell’attacco al reddito di cittadinanza da parte di questo governo? Come creare convergenze tra il mondo sociale, quello politico e la società per difendere il reddito di cittadinanza come strumento di contrasto alla povertà e chiedere un salario minimo per combattere il lavoro povero?

 

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Fiona Anderwood